La teoria polivagale offre una prospettiva interessante a chi si occupa di consulenza e formazione.
Credo che conoscere le basi di questa teoria possa migliorare il nostro approccio grazie ad alcune accortezze. Provo a spiegare perché e come.
Cos’è la teoria polivagale?
Iniziamo dal significato delle parole:
- polivagale fa riferimento al nervo vago: il decimo nervo cranico, nonché il nervo più lungo, che dal tronco encefalico si dirama fino al volto, alla gola, alle orecchie, agli organi sopra il diaframma e ai visceri sotto il diaframma;
- teoria fa riferimento al sistema di pensiero che il neurofisiologo Stephen Porges ha costruito sulla base di una sua interessante scoperta: il nervo vago è composto da due rami separati e distinti, il dorsale e il ventrale, che originano da due zone differenti del cervello.
Questa scoperta ha un impatto importante sulla nostra concezione del sistema nervoso autonomo (SNA) cioè di quell’insieme di cellule e fibre che innervano gli organi interni e le ghiandole al fine di controllare le funzioni vegetative (la respirazione, il battito del cuore, la digestione, la termoregolazione etc).
Secondo il paradigma classico, che noi tuttə conosciamo, il SNA è composto da due circuiti: simpatico e parasimpatico. La scoperta di Porges, invece, ci dice che i circuiti sono tre: simpatico, dorsovagale e ventrovagale. Il vago ventrale e il vago dorsale, infatti, si configurano come due branche del sistema parasimpatico.
Ma non è finita qui. Secondo Porges, questi tre circuiti identificano anche tre stati fisiologici, che lui chiama stati autonomici, e riflettono la nostra filogenesi, cioè tre tappe attraverso cui il SNA si è evoluto nel corso della transizione dai rettili ai mammiferi umani.
In particolare:
- Il sistema dorsovagale è il più arcaico, quello che abbiamo in comune coi rettili: si attiva in caso di pericolo di vita, inducendo immobilizzazione o dissociazione.
- Il sistema simpatico, il secondo a svilupparsi, è tipico dei mammiferi: regola le reazioni di attacco o fuga nelle situazioni di pericolo o minaccia.
- Il sistema ventrovagale, quello più recente, è deputato alle relazioni sociali.
Scrive Porges: “In pratica durante la filogenesi lo sviluppo dell’autoregolazione animale comincia con un sistema primitivo di inibizione del comportamento, si affina con il sistema di attacco e fuga, e nei mammiferi superiori, in particolare nell’uomo, culmina in un sistema sofisticato di ingaggio sociale mediato dalle espressioni facciali e dalle vocalizzazioni.”
Quali sono le peculiarità della teoria polivagale?
Il tema centrale della teoria polivagale è la sicurezza.
Secondo Porges, noi obbediamo a due imperativi biologici: rimanere in vita e stare in connessione. E il SNA risponde a questi due bisogni di sopravvivenza e ingaggio sociale, che sono in opposizione tra loro. Quando ci sentiamo in pericolo, attiva il circuito simpatico o il circuito vagodorsale, mentre quando ci sentiamo al sicuro, attiva il circuito ventrovagale.
Solo se ci troviamo nello stato ventrovagale – quindi solo se ci sentiamo al sicuro nell’ambiente fisico e relazionale in cui siamo – noi possiamo riposare, ristorarci, giocare, prestare attenzione, concentrarci, ragionare, dialogare, collaborare, essere gentili e amorevoli, creare nuovi legami, sentirci in intimità con un’altra persona.
Per questo, Porges chiama il circuito ventrovagale sistema di coinvolgimento sociale e ci invita a concepirlo come la piattaforma neurale delle nostre relazioni.
La teoria polivagale prevede tre principi organizzativi. Vediamoli.
- Principio di gerarchia autonomica: il SNA, nell’attivare di volta in volta uno dei tre circuiti, segue un criterio gerarchico. Fin dove è possibile dà la precedenza al vagoventrale, dopo fa entrare in azione il simpatico e, quando nemmeno questo è adatto alla situazione, attiva il vagodorsale.
- Principio della neurocezione: il SNA monitora tutti gli stimoli provenienti dall’interno del corpo, dall’ambiente circostante e dalle altre persone, tramite un processo di sorveglianza neurale automatico e inconsapevole chiamato appunto neurocezione. Grazie a questo meccanismo il SNA risponde in continuazione alla domanda: in questo momento sono in pericolo oppure al sicuro?
- Principio della co-regolazione: le esperienze di co-regolazione (esperienze di sicurezza in connessione con un’altra persona) sono propedeutiche alla nostra capacità di auto-regolazione. Il nostro SNA apprende dalle esperienze e crea dei pattern di risposta abituali.
Fin dalla primissima infanzia, quindi, il SNA impara qualcosa sul mondo, sulle persone e sulle relazioni. E di conseguenza sviluppa l’abitudine di proteggere oppure di connettere.
Spiega lo psichiatra Bessel van der Kolk: “Quando un circuito si attiva in modo ripetuto può diventare uno schema predefinito, cioè la risposta che con maggiore probabilità verrà innescata. Se ci si sente al sicuro, amati, il cervello si specializzerà nell’esplorazione, nel gioco, nella cooperazione (e soprattutto potrà dare risposte flessibili, cioè di volta in volta adatte alle circostanze e non automatiche). Se si provano spesso paura, rifiuto, bisogni non soddisfatti, il cervello diventerà esperto nella gestione difensiva di sentimenti di paura e abbandono.”
A cosa (mi) serve la teoria polivagale nel mio lavoro?
La teoria polivagale offre una diversa comprensione della nostra esperienza e del nostro comportamento sociale e aiuta a capire come agire, nella relazione e sull’ambiente, in accordo con il funzionamento del SNA in modo da favorire certi processi.
Per me, conoscere la teoria polivagale significa lavorare tenendo sempre a mente l’importanza di far sentire le persone al sicuro, in modo che, per la maggioranza del tempo che trascorriamo insieme, si trovino nello stato ventrovagale.
Nella pratica, questo implica:
- creare un ambiente che favorisca attenzione, concentrazione e cooperazione,
- riconoscere lo stato autonomico dominante di chi ho di fronte e intervenire sull’ambiente e su me stessa per creare una situazione più favorevole.
Più nel dettaglio, cerco di seguire alcune linee guida:
- pormi in modo accogliente, sensibile e responsivo;
- prestare attenzione alle emozioni dell’altrə, accoglierle e legittimarle;
- essere consapevole del mio stato autonomico e delle mie sensazioni ed emozioni;
- ricordarmi di rappresentare sempre un modello, anche dal punto di vista fisiologico;
- ricorrere a esercizi di stimolazione del nervo vago (per riequilibrare il SNA) se necessario;
- utilizzare l’espressività di voce, volto, postura e gesti per trasmettere sicurezza;
- alternare attività didattiche top down e attività didattiche bottom up.
Non sempre ci riesco fino in fondo, ma continuo a provarci con impegno e fiducia.